Scuola Shiatsu IRTE

Lo Shiatsu e i bambini, il giovane mondo da scoprire tramite il contatto – di Arianna Cioverchia

Un recente articolo del collega Andrea Mascaro accennava al lavoro che l’I.R.T.E. ha intrapreso creando, fra le sue attività collaterali, il ramo infanzia: un mondo in crescita, il movimento dallo yin allo yang, il seme custodito dalla terra, il germoglio che va verso l’alto e che – come ci insegna l’antica Medicina Tradizionale Cinese – ha bisogno di nutrimento, sostegno, aiuto, presenza.

Con le sue caratteristiche lo shiatsu risponde a queste richieste, risultando un valido strumento nel mondo infantile come in età successive. Approfondiamo questa definizione dando una spiegazione risultante dall’esperienza dell’operatore nello svolgimento della sua attività professionale.

Ricordiamo brevemente il concetto di shiatsu: una tecnica manuale corporea di origine giapponese che promuove il riequilibrio energetico della persona, stimolandola tramite pressioni delle dita verso una maggiore armonia nel suo stato di benessere fisico, mentale e psichico.

Poniamo ora attenzione al “tocco”.

Nella Scienza dello Shiatsu ogni parola, per identificare e rendere sempre più comprensibile questa tecnica, viene studiata e analizzata con cura.

Secondo l’oramai storico documento dello shiatsu della FIS (ora FISieo) la caratteristica della pressione è “perpendicolare mantenuta e costante”. Prima ancora di questo concetto di pressione abbiamo il “contatto” a cui viene affiancata la parola “consapevole”.

Per un bambino il tocco è, assieme allo sguardo, il modo di entrare in relazione con il mondo, soprattutto in età infantile.

Essere toccati, o toccare, sembra facile e immediato, ogni giorno tocchiamo e veniamo toccati, ma… come? Con attenzione? Con presenza? Oppure frettolosamente? In modo distaccato?

I bambini ricevono il contatto fisico fin dal momento in cui nascono eppure questo non sempre viene recepito gradevole e desiderato o produce effetti piacevoli. Come mai?

Dal 2006 collaboro con gli Asili Nido del territorio friulano ed ho avuto la possibilità di trattare i bambini della primissima infanzia ed ho imparato, l’esperienza mi ha insegnato che per portare lo shiatsu ai bambini è necessario andare verso di loro con empatia, riconoscere le loro caratteristiche e necessità, comprendere la possibile disponibilità nel lasciarsi trattare, cioè ricevere un tocco shiatsu. Ancora più difficile per l’operatore, perché rispetto ad un adulto non è possibile utilizzare lo strumento della verbalizzazione ma solo quello dell’ascolto percettivo delle reazioni.

Anche un articolo pubblicato sul Journal of Frontiers in Human Neuroscience dal titolo Effect of Continuous Touch on Brain Functional Connectivity Is Modified by the Operator’s Tactile Attention, 2017, F.Cerritelli, P.Chiacchiaretta, F.Gambi e A. Ferretti, riporta studi fatti sulla relazione fra il tocco statico di un operatore impegnato in un compito attentivo – uditivo o tattile – e la connettività cerebrale.

Il risultato è che il tocco è stato sempre considerato un canale di comunicazione molto potente che gioca un ruolo nella regolazione delle nostre emozioni, benessere e probabilmente nella percezione del sé. Alcuni studi hanno dimostrato che la stimolazione delle fibre afferenti C-tattili – elementi neuroanatomici essenziali del tocco affettivo – attivano specifiche aree cerebrali, e tali pattern di attivazione sono influenzati dall’attenzione del soggetto che viene toccato. Aggiungendo anche che l’attenzione del terapeuta influenza quanto succede nel paziente trattato.

Modi differenti per arrivare allo stesso risultato: il tocco consapevole, perpendicolare mantenuto e costante, portato con presenza provoca una reazione che va oltre il contatto fisico in superficie o muscolare.

Un altro aspetto del tocco è che può risultare, da parte del bambino trattato, di immediato interesse, diffidenza o curiosità.

Ognuno reagisce allo stimolo del contatto shiatsu con una propria e individuale risposta derivante dalla caratteristica struttura energetica, ovvero le sue caratteristiche fisiche, mentali e psichiche.

Come prima e visibile risposta alla pressione shiatsu, nella maggioranza dei casi, si nota che i bambini si rilassano e guardano con profondità e presenza l’operatore, oppure non permettono il contatto, evitando il momento.

Quindi le risposte arrivate dai piccoli sono differenti: rilassamento, curiosità, sonno (con relativa “nanna” durante il lavoro), non-accettazione o superamento di momenti di disagio e difficoltà quali ad esempio un malessere fisico o il pianto.

Soffermiamoci un momento sul pianto per introdurre un altro aspetto: un’emozione da scoprire e manifestare, che nel momento del trattamento shiatsu è uscita, è emersa, è stata vissuta.

Aiutare i bambini sin da piccoli a manifestare, a poter manifestare, le proprie emozioni senza giudizio e senza negazione, lasciandole uscire come si propongono, li prepara ad un ascolto consapevole di sé e al riconoscimento degli stati emotivi, oltre all’accettazione dei momenti e del loro continuo cambiamento. Un pensiero cambia, un’emozione cambia, così come il corpo cambia nel processo della vita.

Nella primissima età (0-3 anni) il personale educativo che lavora all’interno delle strutture infantili è abituato al CAMBIAMENTO in ogni momento, vista la velocità con cui avviene la crescita dei piccoli. Con la presenza dell’operatore shiatsu sperimenta inoltre che i bambini sono più calmi e rilassati, affrontano i momenti della giornata con tranquillità e serenità dopo aver ricevuto un trattamento.

Relativamente al mondo infantile possiamo citare lo studio del Centro Eva Reich Una spiegazione neurobiologica degli effetti del tatto sul sistema immunitario, prima parte di un articolo tratto da Neonatal Intensive Care Infant Stress: perinatal approaches to cause, effect, solutions. A Series of Lectures by Ruth D. Rice. Cradle Care Institute, June 1990, Dallas, Texas in cui si legge:

La stimolazione tattile su un bambino, quale il massaggio o il Loving Touch, e l’accarezzamento della colonna vertebrale dovrebbero avere l’effetto di stimolare il punto nodale situato in quella regione (il corno posteriore del midollo spinale) con un’alta concentrazione di neuropeptidi. I neuropeptidi attivati invierebbero messaggi all’ipotalamo e al sistema immunitario, che a loro volta avvierebbero i processi di guarigione, stimolerebbero l’aumento di peso, regolerebbero il sonno e le funzioni respiratorie. Esperienze sensoriali nella vita del bambino capaci di tranquillizzare e nutrire emotivamente, quali l’avvicinamento al petto nudo della madre, il Loving Touch, l’ascolto di suoni rilassanti e qualsiasi fattore possa sollecitare emozioni piacevoli nel neonato – metterebbero in moto il sistema limbico ed avvierebbero la connessione ciclica fra il sistema endocrino e quello immunitario, creando le condizioni per uno stato di salute ottimale.

Riassumendo, la tecnica shiatsu – inserita nelle strutture che si occupano dei bambini – dà loro la possibilità di conoscere il proprio corpo (e quello dell’altro), rilassarlo, ascoltarlo, trovare un nuovo modo di contatto verso se stessi e l’altro, crescere in modo armonico, fermarsi un attimo per iniziare e continuare la vita verso uno stato di salute consapevole.

Parlando di Vita dobbiamo parlare di presupposti per vivere… e la salute è una risorsa per la vita quotidiana.

Anche nello shiatsu possiamo avvicinare il concetto di salute come espresso dall’OMS, cioè uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità.

Concetti quali “dare sollievo, migliorare lo stato di benessere dell’organismo, prevenirlo e mantenerlo” sono identificativi dello shiatsu.

Quindi, quale potrebbe essere il momento migliore per iniziare a ricevere lo shiatsu e prendersi cura di sé con consapevolezza?

Proprio i primi anni di vita, visto che è il momento in cui l’essere umano si manifesta al mondo, diventa visibile e percepibile con un corpo.

Arianna Cioverchia è operatrice ed Insegnante Shiatsu. Collaboratrice presso Asili Nido

L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Spagyrica